La Prof.ssa Maria Antonietta Cicoira è una specialista in cardiologia, con vent’anni di esperienza nello studio e nel trattamento di cardiopatie e scompenso cardiaco, nello specifico. Dopo aver prestato assistenza presso l’Azienda Ospedale di Borgo Trento e occupato il ruolo di Professore associato all’Università di Verona, oggi è uno dei riferimenti per chi si rivolge al CEMS per una visita cardiologica.
— Prof.ssa Cicoira: Lo scompenso cardiaco è la condizione cronica a cui si arriva passando per le altre cardiopatie, dopo un infarto del miocardio o una storia di ipertensione. Il cuore del paziente affetto da scompenso cardiaco è disfunzionante e questo determina sintomi molto invalidanti, come la difficoltà respiratoria e l’incapacità di fare esercizio fisico, anche limitato ad un piano di scale o all’attraversamento stradale a passo sostenuto.
Fondamentale è prevenire l’insorgere dello scompenso cardiaco con la prevenzione, attraverso il controllo periodico e il trattamento delle patologie che stanno a monte della comparsa di questa malattia. Mentre il messaggio positivo da dare al paziente affetto da scompenso cardiaco, patologia cronica dalla quale non si guarisce, è che si può curare e gestire, anche attraverso l’utilizzo di farmaci innovativi che consentono di modificare nettamente la storia naturale della malattia, di incidere sui sintomi e, addirittura, sulla prognosi, migliorando la qualità di vita delle persone. Perché questo avvenga è fondamentale per i pazienti avere uno specialista di riferimento.
— Prof.ssa Cicoira: No, ci sono pazienti che fanno riferimento a me per una visita cardiologica perché hanno svariate patologie cardiache, altri allarmati dal manifestarsi di disturbi specifici, e una crescente percentuale di pazienti che si attivano in via preventiva, perché hanno familiarità con episodi cardiovascolari oppure, com’è auspicabile, hanno il desiderio di fare il punto della situazione del proprio rischio cardiovascolare. Un atteggiamento votato alla prevenzione, quest’ultimo, fortemente raccomandato dalle Società scientifiche internazionali poiché consente di agire sui principali fattori di rischio – fumo, ipertensione, attività fisica, alimentazione – e di anticipare il verificarsi di episodi cardiovascolari importanti.
Prof.ssa Cicoira: La prevenzione primaria può fare la differenza: 4 infarti su 5 sarebbero evitabili con l’adozione di un corretto stile di vita. Per questo, una grande parte del nostro impegno si concentra sull’educare il paziente ad intervenire sui propri fattori di rischio. Un capitolo interessante, per la popolazione adulta, è quello della sorveglianza sanitaria agita dalle aziende, pubbliche o private, che sottopongono i lavoratori dipendenti a controlli periodici che possono comprendere la visita cardiologica, con o senza indagini strumentali. Questa strategia massiva, negli Stati Uniti, abbinata ad una campagna di sensibilizzazione contro il fumo attivata più di vent’anni fa e, più di recente, ad una sull’adozione di un’alimentazione sana e di stili di vita corretti sta dando degli ottimi risultati.
— Prof.ssa Cicoira: L’attività fisica è, oggi, considerata come un vero e proprio trattamento preventivo per le malattie cardiovascolari. Ma abbiamo, addirittura, dei modelli di riabilitazione basati sull’attività motoria dopo un evento cardiovascolare o di scompenso cardiaco. Chiaramente nel rispetto dei limiti di sicurezza del paziente individuati dallo specialista. Quanto le curve di incidenza delle malattie cardiovascolari nei diversi paesi europei, si nota la corrispondenza tra tassi di mortalità particolarmente elevati e condizioni socio-economiche molto difficili.
— Prof.ssa Cicoira: Guardando all’età infantile e all’adolescenza i dati sono preoccupanti: l’Italia ha il triste primato di avere i bambini più in sovrappeso, conseguenza di una crescente sedentarietà e di un’educazione basata su regole alimentari poco sane. Rispetto al passato, oggi è molto meno frequente vedere i bambini giocare all’aperto e, contemporaneamente, si assiste ad una minore adesione alle discipline sportive e ad un aumento delle situazioni di intrattenimento che favoriscono la sedentarietà, come l’utilizzo di tablet e smartphone. Questo dato deve migliorare e con l’impegno di tutti, specialisti, genitori e istituzioni, è possibile.